Il Cliente NON ha Sempre Ragione

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Alcuni clienti hanno la tendenza di improvvisarsi grafici creativi, suggerendo alcune idee che spesso non sono corrette per un progetto web.

Molto spesso vengono indicate le posizioni migliori secondo loro, degli elementi principali di un progetto web, come il posizionare il logo in basso a destra, il menu in flash e il testo viola con sfondo animato a coriandoli.

In questi casi cosa bisogna fare per non perdere il cliente e non creare un lavoro che alla fine non si potrebbe mettere neanche in portfolio?

Il cliente NON ha sempre ragione!

Se chiamaste un ingegnere per progettare un ponte, vi fidereste delle sue capacità o gli indichereste che materiale usare per i pilastri, la lunghezza del ponte o ancora di mettere sul ponte 500 orsetti illuminati?

Non vogliamo far crollare il ponte vero?

Se noi siamo il consulente freelance ingaggiato per migliorare e ottimizzare la comunicazione sul web, dobbiamo anche sapere che abbiamo alcune responsabilità da assolvere, e soprattutto che siamo noi l’ingegnere.

Dobbiamo essere noi a suggerire e accompagnare con mano, o con mouse, il cliente per aiutarlo a presentarsi nel modo migliore sul web.

Deve essere grazie alla nostra conoscenza e intuizione, progettare e realizzare un lavoro in modo effiacce.

Come si fa a far cambiare idea al Cliente?

Quindi come è possibile far cambiare idea a un cliente, che magari preso dall’ispirazione creativa personale chiede uno sfondo animato, un logo bianco su sfondo bianco.

Spesso il cliente ha alcune idee, ma devono poi essere migliorate e sviluppate da chi lavora nel campo come professionista, altrimenti non ci avrebbero chiamato.

Non è utopistico far cambiare le idee, quelle malsane, a un cliente, la migliore strategia che si può utilizzare è quella di dimostrare che l’idea proposta non converte in una comunicazione efficace sul web.

Dimostrazione & Confronto

Per mettere in atto questa strategia ci vuole molta diplomazia, e conoscere effettivamente cosa funziona sul web e cosa ancora non funziona.

Spesso non basta dire a un cliente che una cosa non funziona, bisogna saperlo dimostrare con dei casi specifici.

Dimostrare che un logo in basso a destra non funziona non è cosi difficile, sempre a seconda del progetto, possiamo collezionare una serie di casi di studio di successo, in cui si vedrà come il logo il più delle volte è sempre posizionato in alto a sinistra, uno dei punti focali in un layout web.

Questa semplice strategia di dimostrazione ci permetterà di far intendere al cliente che la sua idea, anche se rivoluzionaria, non sarebbe efficace in questo momento storico.

Mettere a confronto due casi specifici, con idee contrapposte, ci permetterà di individuare facilmente quale sia quella migliore a seconda del progetto.

Inoltre la possibilità di far vedere al cliente alcuni casi di studio di successo, ci permetterà di aumentare la nostra professionalità e di non perdere tempo prezioso.

Voi come vi comportate? Dite sempre di SI?

Stratega, Docente, Speaker con più di 12 anni di esperienza in strategie creative multicanale. Oggi sono Partner & Chief Innovation Officer di ThinkingHat, Innovation Studio specializzato in tecnologie emergenti per aziende e brand audaci.

16 Commenti

  1. “Siamo dei consulenti e come tali dovremmo essere trattati, se ti affidi a me è perchè sai come lavoro, mi hai scelto tu.

    Non sono un mero esecutore delle tue idee, altrimenti a cosa serve il mio bagaglio di esperienze e i miei continui aggiornamenti?”

    Il confronto è la base di ogni lavoro e capire quali sono le esigenze e gli obiettivi del cliente è fondamentale per fare un buon lavoro.

    Dopo il confronto iniziale sono però io a dare le indicazioni che ritengo giuste, indicazioni e scelte che credo siano le migliori per il successo del cliente in quel determinato momento.

    Se il cliente non capisce questo cosa faccio?
    Cerco di motivare le mie scelte e far capire perchè le sue sarebbero controproducenti, se non ne vuol sentire delle mie ragioni, porto avanti il progetto come vuole il cliente facendogli capire che non sarebbe la strada migliore per ottenere risultati.

    Di fondo io vengo chiamato per un lavoro e per raggiungere degli obiettivi, cerco di mettere tutto me stesso in ogni lavoro, ma poi se davanti ho un sordo purtroppo non posso che portare avanti a malincuore le richieste del cliente, non sono cosi famoso da dire o cosi o nisba, si deve pur arrivare a fine mese.

  2. Daniele Ferla ha scritto:

    francesismo

    Più che “francesismo2 forse era “nervosismo” mentre scrivevo l’articolo..

  3. Giulius for president!!! Inoltre ho imparato a fare un bel respiro e calmarmi prima di mandarlo a “culofan” specie in questo momento di crisi!

  4. Molta autostima (in modo che il Cliente veda la propria sicurezza come precisione e quindi che si sa quel che si dice), tanta pazienza..magari alla fine dopo un paio di settimane ti cercano e ti dicono: “ma sai che non avevi sbagliato a dirmi…Lo sai che non era male la cosa di cui mi parlavi…lo sai..bla bla bla”. Essere sempre aggiornati per dar modo al Cliente di saper che avete mille risorse valide. E tutti i punti descritti da te naturalmente.
    Ah dimenticavo..che il Cliente poi abbia i soldi per pagare. A volte il tergiversare è sinonimo…(ops non so come pagarlo questo ora!)
    Buon inizio di settimana a tutti!

  5. Tutto molto veritiero, ma a volte poco applicabile. Considerando il carattere dell’imprenditore medio italiano gli si può spiegare e mostrare di tutto, ma avrà sempre un atteggiamento che è esplicabile con questa affermazione: “Io pago, io decido”.

    Il paragone con l’ingegneria ci sta, ma purtroppo è utopia. Il web designer non viene trattato come un ingegnere, ma come uno che fa “qualcosa” per l’azienda del titolare. Il titolare medio italiano lo vede quasi come un suo dipendente e quindi tende a volere “comandare” su di lui.

    L’ultima che mi è capitata in uno show room di arredi mi ha visto discutere con il titolare circa l’usabilità del sito. Ho finito per perdere la pazienza (senza mancare di educazione e professionalità) quando sosteneva che l’usabilità è un contesto soggettivo. Per lui era più usabile la sua idea (che non sto a raccontare perché potete immaginare). Gli ho ben chiarito le argomentazioni di quanto gli dicevo, finendo a dirgli che il web designer ero io e non lui, che gli studi sull’usabilità li ho fatti io e non lui, ma non c’è stato niente da fare, anzi. Credo abbia vissuto tutto questo proprio come un volersi porre al di sopra della sua autorità in azienda e alla fine si farà come vuole lui. “Io pago, io decido”. Contento lui…

  6. Ottimo suggerimento e pensiero Julius, anche se credo anche io che spesso con alcuni clienti è proprio difficile metterlo in pratica..

    Spesso mi sento un manovale… e la creatività viene annullata da modifiche insensate e idee orride.

  7. Aneddoto in riferimento alla discussione, che mi è capitato scorsa settimana:

    Cliente mi chiama per la realizzazione di brochure aziendale, dopo una chiacchierata sulla sua azienda, obiettivi da raggiungere tramite il mezzo da realizzare il cliente (titolare di azienda molto grande) mi fa:
    “l’importante che la brochure piaccia a me questi sono i miei gusti… so che sono vanitoso…”

    Mi fa vedere alcuni esempi poi gli dico:
    “il prodotto non deve piacere a lei ma deve funzionare per gli obiettivi che si è prefissato, poi se le piace meglio ancora”

    Il cliente mi guarda interdetto alza le mani e dice:
    ” Fai come ….. ti pare, l’importante che raggiunga questi obiettivi”

    Sta di fatto che presentato il preventivo il cliente non si è più sentito, ho chiesto troppo oppure ho parlato troppo?

  8. Proprio il questi giorni sono stato chiamato per compiere un “miracolo” (adv. offline).
    Studio la strategia, la comunicazione, la penetrazione nel mercato, consegno le bozze per l’approvazione ed il cliente “pago/decido” si inventa un cambio comunicativo: mantenendo però la strategia.
    Io le modifiche le ho fatte ed ora (proprio ora) vado a consegnare il materiale modificato ma che sia chiaro: se il miracolo non avviene, che non venga ad incolpare me!

  9. Ciao Julius, aimè l’argomento di oggi fà drizzare i capelli alla maggior parte degli operatori del settore.

    Per quanto “ci riguarda” possiamo dire che dopo 18 anni nel settore del design e della comunicazione abbiamo adottato una strategia insostituibile…

    NON PRENDIAMO CLIENTI DI QUESTO GENERE!

    Questo tipo di clientela rallenta il ritmo lavorativo, la creatività e ammazza la passione per questo lavoro.

    Quando ci capita di incontrare personaggi “ispirati” o comunicatori nati già imparati…gli chiediamo:

    Forse al posto di un agenzia di comunicazione ha bisogno di un corso di Illustrator e Photoshop?

    Un Saluto a tutti!

  10. La diffusione di “programmi giocattolo” per costruirsi il sito aziendale in sole 5 mosse e il proliferare di fantasmagorici esperti di comunicazione improvvisati (perché possiedono una copia clonata di Photoshop) stanno uccidendo il settore.

    Chiunque si sente autorizzato a improvvisarsi “esperto di comunicazione” senza mai avere seguito un corso. I loro lavori pasticciati ne sono una prova tangibile.

    Come per la maggior parte delle aziende Organizzazione Eventi sono semplici montatori di stand e palchi, che si appoggiano a gente improvvisata low-cost (con nessuna conoscenza del settore comunicazione), servizi scadenti per aziende dove ai responsabili interessa solo togliersi il problema dell’evento. Nessuno controlla la qualità del servizio fornito.

    Quante aziende richiedono di imitare penosi siti locandina, inguardabili e ovviamente senza alcun rispetto del SEO (l’esistenza di Google Panda non viene considerata da nessuno).

    Quanti clienti richiedono ancora l’orribile introduzione in Flash di inizio secolo (a loro dire molto creativa), perché l’hanno vista sul vecchio sito del concorrente e non ascoltano ragioni.

    L’innovazione in Italia è morta, riviste come Wired sono di nicchia, stiamo degenerando e rotolando giù per la scala…

    Mi rifiuto di realizzare qualcosa che non soddisfi i fondamenti internazionali di comunicazione e del branding. Piuttosto non accetto l’incarico, non intendo rovinare l’immagine dell’azienda per realizzare lavori in cui non credo. I risultati forniti parlano per il lavoro svolto.

    Ogni progetto, indipendentemente dal budget, viene seguito con la stessa cura e attenzione per i particolari. La professionalità nella consulenza per definire e raggiungere gli obiettivi rimane costante. Anche i piccoli progetti devono essere svolti alla perfezione.

    Sostengo pienamente il parere di coloro che rimandano al mittente chi non si affida alla propria professionalità. Quando mi rivolgo al medico o al meccanico ci vado in fiducia, altrimenti vado altrove.

  11. Argomento gustosissimo e che “tira” sempre…
    sapendo perfettamente che vado ad incontrare il massimo del “non consenso” provo a dire quello che forse… troppo pochi hanno il coraggio di ammettere…
    OK agli esempi limite (il logo in fondo a destra e simili ) ma… siamo cosi sicuri che quando un cliente “importante”, uno a capo di un’azienda che ha funzionato bene prima della crisi magari ect. sia cosi scontato che non ne sappia nulla o peggio… di comunicazione?
    Siamo davvero cosi sicuri che per il semplice fatto di occuparci professionalmente (non dimentichiamo che lo decidiamo noi quando diventare professionisti e anche quando abbiamo raggiunto un livello professionale, salvo istituzioni SERIE… in materia, spuntate in questi ultimissimi anni e che mi sono sfuggite)… di web e tutto quello che gli gira attorno (design compreso) possiamo “pretendere” una professionalita’ “riconosciuta” semplicemente perche’ “ci hanno chiamato per”?
    NON E’ CHE (a me e’ successo)… puo’ anche capitare di incontrare persone che hanno effettivamente (e magari anche perche’ i risultati aziendali sono li da vedere, i nostri un po’ meno, spesso vanno immaginati)… qualcosa , quando non molto, da INSEGNARCI IN QUANTO A COMUNICAZIONE AZIENDALE, e semplicemente… non sanno come fare un sito e ancora di meno come usare un programma di grafica?
    Io direi di andarci piano…. specialmente quando si parla di grosse realta’ aziendali…
    Su… sono d’accordissimo sulla sensazione frustrante che spesso scaturisce da un incontro di lavoro probabile…. ma e’ bene far caso anche all’assurda (spesso) situazione che si nota in molti designer (per altro ottimi, da un punto di vista web e soprattutto da un punto di vista dell’operatore), situazione che presenta una sorta di “mondo del web” che va di suo, dalla grafica alle tecniche di comunicazione , compresa l’usabilita’… bellissima, ben fatta, funzionale si ma…. lontana per esempio dalla realta’ di un successo purtroppo piu’ che planetari come Facebook….
    o adesso si alza qualcuno e dichiara che quando comparve quel catenaccio assurdo (dal punto di vista web, del designer e soprattutto DELL’USABILITA’ )… di Facebook , lui, quello che “ne sa” l’ha detto SUBITO che sarebbe diventato quello che, ripeto purtroppo, e’ diventato? ( fa ancora in tempo a prevedere cosa diventera tra un anno comunque.. anzi meno di sei mesi)….
    Insomma piano.. piano… e magari proviamo a non partire da quell’idea tutto sommato bizzarra per cui noi, siccome ci occupiamo di web , magari da tempo e abbiamo tanti amici… siamo CERTAMENTE piu’ (in quanto a comunicazione specialmente) di un qualsiasi responsabile marketing quando non addirittura il titolare di una buona realta’ commerciale o comunque realta’ di successo.
    Per favore qualche esempio un pochino piu’ serio si puo’ avere?
    Io penso che anche solo osservando gli esempi citati qui ci sia da riflettere, ma non certo sugli esempi…..
    Non ci crederete.. ma questa sera, qualche ora fa, ho voluto testare per esempio questo blog ,che io trovo assolutamente piu’ che ben fatto, anche se forse e’ ora di cambiare qualcosa, e in ogni caso considero Julius una delle vere realta’ del web italiano , insomma sono assolutamente un suo “fan”, pur lavorando (con il web a tempo piu’ che pieno) e agendo in tutt’altra direzione,
    bene… ho chiesto ad una segretaria (devo dire che forse pero’ l’ho fatto nel momento non ideale, se ne stava andando dopo due ore d straordinari) di navigare un pochino questo blog e di darmi le sue impressione.
    RISPOSTA… e occhio… questa e’ una che di comunicazione ne sa davvero tanto e all’azienda ha dato prove ben precise…
    “non si capisce nulla, ma cosa fa questo DI PRECISO?”
    Ho provato a chiedergli qualcosa del tipo
    “si ma come lo navighi il sito?”
    “ripeto… non capendo molto bene cosa vuole dire non saprei nemmeno come navigarlo questo sito”
    “blog”
    “ok, ma oggi come oggi sono tutti uguali… sito o blog non vedo la differenza sostanziale, anche perche’ non metterei mai un commento (la tipa la sa bene qual’e’ una differenza sostaziale quindi)…in qualcosa dove non vedo la faccia di chi mi propone qualcosa, anzi me la “mostra” a mo’ di fumetto in fondo in fondo”….
    OVVIAMENTE non sono d’accordo su nulla delle sue impressioni, eppure la tipa e’ davvero un mostro in comunicazione….

    BUON LAVORO.

  12. Sono assolutamente d’accordo con quanto letto nell’articolo. Troppa gente classifica lavori di serie A e lavori di serie B, dove nella seconda categoria si prendono la libertà di intervenire e magari influenzare l’operato del professionistà coinvolto. Tolta la fase di programmazione, molti credono che adoperare nel web sia a portata di tutti…niente di più falso!!Pazienza, costanza e molto tatto nell’approccio, requisiti fondamentali per rispettare il ruolo delle parti: cliente e professionista

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