Spesso ricevo questa domanda da Aziende e Brand con cui collaboro riguarda la parte strategica web e social, avrò bisogno di un Community Manager o posso gestire tutto internamente nel mio team?
Nell’era dei Social Media, per Imprese o Brand, è molto più immediato sbagliare, un click e la reputazione, maturata nel tempo, può assumere risvolti negativi.
Conosco diversi Community Manager Freelance, con cui lavoro attualmente a progetti comuni, con lo scopo di creare sinergia e portare a termine il lavoro pianificato.
Quando e a Cosa Serve un Community Manager?
Quando collaboro con alcune Aziende mi fanno proprio questa domanda, infatti lavorando sulla parte di comunicazione web e pianificazione di strategie su Social Media, spesso è necessaria nel secondo step proprio la figura del Community Manager.
Questa figura dovrà coordinare, gestire e seguire una determinata community, proprio basandosi sulla strategia pianificata a monte.
Se l’uso dei Social Media e la gestione di una community rientra nelle conoscenze del vostro team aziendale, non avete bisogno di questa figura professionale.
Se invece un’azienda ha l’obiettivo di comunicare in modo corretto su canali sociali come Facebook, Twitter, YouTube per citarne solo alcuni, dovrà affidarsi a un professionista che conosca e gestica in modo corretto questi strumenti.
Questa figura è fondamentale se si vuole avere un controllo professionale ed efficace dell’identità aziendale data dai Social Media tramite le community che verranno create.
Oggi è molto più semplice e immediato sbagliare, soprattutto sui Social Media, vedi il caso Parah, Groupalia, Ryanair, RTL102.
Meglio Freelance o Dipendente?
Questa invece è sempre la seconda domanda che ricevo dall’azienda o brand con cui collaboro, Dipendente o Freelance? La mi risposta potrebbe essere ovvia, ma non è cosi.
Infatti a seconda dell’azienda e dei loro obiettivi di comunicazione sui Social Media a medio o lungo termine, suggerisco due strategie complementari riguardo l’ingaggio di questa figura professionale.
Se ci sono le possibilità economiche e posizioni aperte, consiglio di assumere un Community Manager professionista, il livello dovrà essere scelto anche in questo caso in base ai piani strategici progettati a monte e il periodo del piano di comunicazione.
Se abbiamo la possibilità di formare un Community Manager all’interno della nostro team, avremo diversi vantaggi, in quanto sarà parte dell’identità aziendale e maturerà le proprie esperienze dentro il cuore dell’azienda.
In questo caso che sia Junior o Senior, potrebbe essere una strategia vincente affiancarlo da altri professionisti del settore oppure semplicemente formarlo all’interno con corsi e seminari.
Spesso è anche vero che alcune realtà necessitano di un know how alto, e soprattutto in un primo momento non possono permettersi di formare una persona nel proprio team, costi e tempistiche troppo lunghe.
Questa può essere una scelta dettata da diverse variabili e casistiche, qui entra in gioco il Freelance, che grazie alla sua flessibilità ed esperienza sul campo con diversi brand o agenzie alle spalle, può avere i requisiti per lavorare subito sulla strategia pianificata a monte per la comunicazione web e community sui social media.
Quindi se abbiamo bisogno di persone esperte e abbiamo poco tempo per formarle, la scelta del Freelance può essere una strategia vincente, mentre integrare interamente questa figura professionale può essere attreattanto una stretegia vincente se lo scopo è quello di aumentare il livello del proprio team aziendale, ma con tempistiche a lungo termine.
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11 Commenti
Il Community Manager freelance, in effetti, non sempre è la miglior soluzione.
Certo, è vero che è flessibile, capace e con tutti i requisiti del caso, ma le aziende hanno bisogno di un Community Manager che conosca a fondo tutte le sfumature del prodotto/marchio/azienda.. e di solito è difficile trasmetterlo a persone che non vivono e non respirano l’azienda dall’interno.
Trovo che in futuro sarà inevitabile la presenza di un Community Manager fisso all’interno di ogni azienda.
Sono della stessa opinione di Mattia, in un futuro non troppo lontano le aziende dovranno munirsi di un community manager dall’interno.
In questo prima fase è anche vero che un Freelance può dare delle indicazioni precise e non banali, quindi trovare un compromesso sarebbe l’ideale! Perchè non assumere lo stesso freelance se si innamora della causa/mission del brand!
Penso che se un’azienda vuole muoversi bene sui social, e non fare figure come da te citate Parah, Groupalia e bene avere un community manager capace di gestire una community e non improvvisarsi tale.
Le tue sono delle ottime osservazioni come sempre… ti ho inviato una email in privato. grazie.
Ciao Julius, ottimo articolo, la tua riflessione non fa una piega.
Io sono un Community Manager Freelancer collaboriamo insieme?
Ti ho inviato una email!
Ottimo articolo J! Facciamo conoscere anche questa figura alle poche aziende che ancora non hanno capito che non bisogna far gestire i social media a stagisti o nipoti…
Certo che il compito del Community Manager di Parah era veramente ai limiti dell’impossibile. L’errore è a monte. Di quei genialoidi che hanno scelto di utilizzare come testimonial la Minetti.
Come sempre, ottimo articolo :)
il principio di avere una persona all’interno dell’impresa, che capisca e sappia adattare l’esigenze di questa dentro dell’universo sociale, é di fondamentale imporatanza se questa vuol farsi conoscere al grande pubblico o a un target ben specifico.
Oggi giorno ci sono tanti bravi C.M. che stanno facendo un ottimo lavoro, al punto da far concorrenza a molte agenzie che lavorano sui social Netwotk.
Io vivo e lavoro in Spagna, qui i social network sono una realtá giá affermata da diversi anni e sopratutto questa nuova figura professionale sta sempre piú dilagando. Le agenzie sociali stanno provando a fare terra bruciata dei freelance e de C.M. interni all’impresa, purtroppo ho visto diverse campagne il cui fine era quello di sdenigrare i singoli competitors.
Io credo che la scelta di un’agenzia o di un C.M. dipenda essenzialmente dalla politica interna all’impresa e di come essa é strutturata. L’ideale per una grande impresa che voglia comunicare a livello mondiale, é quello di avere un Social Media Strategist a cui si affidi tutto il dipartimento di comunicazione sociale e che collabori con diverse agenzie, anche tradizionali. In questo modo si ha un miglior controllo dei contenuti e sopratutto non si corre il rischio di avere fans/followers Fake… purtroppo spesso succede che le agenzie, per presentere buoni risultati e dimostrare che una campagna abbia avuto successo, comprono utenti. Squallido, ma succede spessissimo.
sono d’accordo con Mattia e gli altri… una figura sempre più importante e che deve essere dentro la impresa per avere le giuste conoscenze per effettuare una efficace comunicazione.
@pietro: anche io fino a 3 mesi fa lavoravo e vivevo a madrid: nel giro di un anno, erano TUTTI social media and community manager.. un’inflazione :-)
continuo a lavorare per un bel marchio nonostante sia tornato in Italia ;-)
Ottimo articolo Giuliano,
purtroppo ancora oggi molte piccole aziende non hanno capito l’importanza e il possibile ritorno economico del canale social, e lo gestiscono male oppure non lo gestiscono per niente
Il comunity manager puo’ essere anche freelance, ma dovrà conoscere bene l’azienda, le sue dinamiche e soprattutto i suoi prodotti.
Dovrà essere un buon comunicatore e mediatore.
Non è molto astuto farsi gestire i propri contatti da persone improvvissate o stagisti, non a caso Obama ha scelto l’ex socio di Zuckenberg per gestire il suo account Facebook.
Elisa ha scritto: